I Calcolatori Elettromeccanici
Negli anni 30 vengono effettuate parecchie installazioni di macchine
tabulatrici a schede presso tutte le principali società.
Nasce una vera rivoluzione scientifica e culturale. Inizia la diffusione delle
macchine a schede perforate, mentre continuano gli sforzi degli
scienziati per costruire dei dispositivi che siano in grado di
affrontare calcoli a velocità sempre maggiore.
Il momento propizio perché la tecnologia degli elaboratori si
sviluppasse in modo veloce fu nell'immediato dopoguerra.
All'origine del grande cambiamento, un piccolo congegno creato
per la radio, la valvola, capace di accelerare in modo incredibile
i processi di calcolo all'interno di un una macchina.
Sotto la spinta bellica l'ingegnere tedesco Zuse realizzò nel 1938 il
primo calcolatore meccanico della storia lo Z1, cui seguirono nel
1939 lo Z2, che fu il primo calcolatore elettromeccanico, impiegava
2600 relè, e poi lo Z3, sempre elettromeccanico che operò per scopi
bellici fino al crollo della Germania nazista.
Lo Z3 eseguiva le quattro operazioni e le radici quadrate.
Nel 1944, dopo sette anni di studio, viene realizzato da Howard
H. Aiken, nell' Università di Harvard, il primo calcolatore
elettromeccanico statunitense, il Mark 1, più veloce dello Z3,
eseguiva, oltre alle quattro operazioni, anche i calcoli logaritmici,
esponenziali e trigonometrici.
Il calcolatore è guidato nel suo funzionamento da una serie di istruzioni rappresentate da fori su un
nastro carta o su schede perforate oppure da interruttori azionati
manualmente. Leggendo queste istruzioni e i dati introdotti mediante
schede perforate, la macchina procede autonomamente senza
alcun intervento dell'uomo e fornisce i risultati perforandoli
su schede o su stampa per mezzo di macchine da scrivere elettriche.
Chiamato familiarmente "Bessie", il Mark 1 è costituito da 78 calcolatrici collegate
da 800 chilometri di fili elettrici e contiene oltre 3.000 relè.
I relè mettono in movimento organi meccanici, come accumulatori e contatori
a ruote, pesa 5 tonnellate ed è capace di sommare due numeri di 23 cifre in
3 decimi di secondo o di moltiplicarli in circa 6 secondi, costava 400.000 dollari.
Nel 1946 entra in funzione, nell' Università di Pennsylvania, l' ENIAC (Electronic
Numerical Integrator And Computer), il primo calcolatore digitale completamente a
valvole che da inizio all'era elettronica.
Il suo progettista, J. Presper Eckert, eliminò tutte le parti meccaniche in movimento
per rappresentare i numeri, sostituendole con tubi a vuoto che vengono attivati
mediante impulsi elettrici e che indicano le varie cifre mediante il proprio stato
di acceso o spento.
Poiché gli impulsi elettronici si muovono migliaia di volte più velocemente di un
dispositivo elettromeccanico, l'ENIAC è in grado di effettuare oltre 300 moltiplicazioni
in un secondo.
Il primo calcolatore elettronico della storia impiega 18.000 valvole, pesa 13 tonnellate
ed occupa una superficie di 180 metri quadrati. Tutte le operazioni interne erano
tempificate mediante impulsi elettronici generati al ritmo di 100.000 al secondo.
Con l'aumento della velocità di calcolo si fece sentire l'esigenza di velocizzare
il lavoro di programmazione.
Prima di poter lavorare su un certo programma, l'ENIAC doveva essere preparato
da un squadra di tecnici che per diversi giorni lavorava a collegare manualmente i
circuiti elettrici necessari per quel programma.
L'ENIAC restò in funzione fino al 1955 ed è attualmente esposto allo Smithsonian
Institute di Washington.
Da un progetto dello scienziato di origine ungherese John von Neumann, entrano
in funzione, nel 1949 a Cambridge, in Inghilterra, l' EDSAC (Electronic Delay Storage
Automatic Calculator) e, nel 1950, presso l'Istituto di Studi Avanzati dell'Università
di Princeton, negli Stati Uniti, l' EDVAC (Electronic Discrete Variable Automanic
Computer), quello che è stato universalmente riconosciuto come il vero prototipo
dei moderni elaboratori elettronici.
In questo modo il calcolatore, durante il corso di una elaborazione, sulla base della
analisi dei risultati intermedi, può saltare direttamente da una istruzione all'altra,
eseguendo di conseguenza operazioni diverse, potendo così, secondo le varie
necessità, risolvere problemi di tipo diverso.
Il calcolatore diventa così "elaboratore", capace cioè di eseguire non solo
operazioni aritmetiche ad alta velocità, ma di prendere decisioni logiche, previste da
un programma creato dall'uomo, elaborando quindi qualsiasi tipo di informazione.
La combinazione di queste due caratteristiche permette di alterare la normale
sequenza delle istruzioni in base all'esito di un confronto: permette cioè di
trasferire, all'interno della macchina, quelle funzioni di controllo che prima
richiedevano un intervento esterno, facendo compiere quel salto di diversi ordini
di grandezza alla "velocità di esecuzione" del calcolo ed alla sua "garanzia di
correttezza", che erano state auspicate da Leibniz e delineate da Babbage.
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