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La terza generazione: I circuiti integrati
 
Macchine più veloci, più affidabili, di dimensioni ridotte e meno
costose, grazie al circuito integrato, che è frutto di una avanzata
sperimentazione nel campo dell'elettronica, della chimica e della 
fisica, caratterizzano la terza generazione di calcolatori, intorno
alla metà degli anni '60.
  
Le prime macchine ad essere prodotte sulla base di questa
tecnologia furono quelle della serie 360 della IBM,  che riuscì
ad installarne oltre trentamila  esemplari in tutto il mondo.
La Honeywell installò  più  di mille esemplari del G 115, e la
Univac 2500 esemplari della serie 9000.
  
L'ordine di grandezza del tempo necessario alla  esecuzione di
una operazione è  il  miliardesimo  di  secondo, una  velocità  
circa mille  volte  maggiore di  quella  consentita alle macchine 
della precedente generazione.
  
Per  avere l'idea di  questo  straordinario incremento di velocità,
basti pensare che un miliardesimo di secondo sta ad un secondo
come un secondo sta a 30 anni.
  
Questo passo in avanti impone degli accorgimenti per potere
adattare  a  questa velocità tutti i componenti del calcolatore.
Tra  la  memoria a nuclei  magnetici,  e  l' unità  centrale, che è
circa mille volte  più veloce, viene creata una "memoria di  
transito"  costituita da circuiti molto veloci  per permettere il 
passaggio dei dati.
  
Il circuito integrato, con la miniaturizzazione dei circuiti elettronici, ha
permesso, di conseguenza, la diminuzione dei costi di produzione.
Una  barretta di silicio viene  tagliata  in sezioni  sottilissime, e su ciascuna di
queste, con metodi di fotolitografia  vengono create  delle piastre della misura
di pochi millimetri.  
  
Su ciascuna di queste piastrine trovano posto, collegati tra di loro, migliaia di
transistor e di altri componenti elettronici come resistenze e diodi.
  
L'alta densità dei componenti elettronici, su ciascuna piastrina, consente di
ottenere una elevata velocità di elaborazione, un volume assai ridotto ed
una minima dispersione di potenza.
  
Un altro aspetto notevole delle macchine di questa generazione riguarda lo
sviluppo di programmi  compatibili tra le diverse  famiglie di calcolatori.
Gli elaboratori vengono progettati per potere essere potenziati nel tempo,
aumentando la capacità della macchina grazie a  dei moduli che permettono
di adeguare la macchina a qualsiasi tipo di applicazione ed a qualsiasi
volume di informazioni da  elaborare.
  
Con la 3ª generazione vengono superati alcuni limiti legati alla generazione
precedente, in cui gli elaboratori erano  generalmente costruiti "su misura",
progettati con una specifica dimensione, per potere essere impiegati ad uso
esclusivo  scientifico o commerciale.
  
Al  fine di gestire il  coordinamento  delle varie  componenti di un calcolatore,
vengono creati dei programmi che hanno lo  scopo di  aumentare  l'efficienza
della  macchina, senza  avere nessun compito specifico.
  
Nasce il "sistema operativo", che controlla il funzionamento della macchina
senza l'intervento dell'operatore eliminando di conseguenza i tempi di attesa.
  
Oltre al sistema operativo vengono creati nuovi linguaggi di programmazione
come l'APL, (A Programming  Language), che viene impiegato per interrogare
l'elaboratore, il PL/1, (Programming   Language  1), un linguaggio versatile
che risolve problemi sia scientifici che commerciali, ed il BASIC, (Beginners
All-purpose Symbolic Instruction Code), che facilita molto l'approccio alla
programmazione per utenti inesperti.
  
Questi nuovi linguaggi vengono sviluppati tenendo conto dei nuovi concetti
di "multi programmazione" e di "time-sharing", che consentono in pratica
di elaborare  più programmi contemporaneamente, permettendo così l'uso
simultaneo del calcolatore a più utenti.
  
Sotto il controllo del sistema operativo la macchina salta da un utente ad un
altro in modo così rapido, rispetto alla velocità dei terminali, che nessuno
si rende conto di utilizzare l'elaboratore  assieme ad altri.
E' anche grazie al sistema operativo che, utilizzando al meglio il calcolatore,
permette a programmi diversi, introdotti nella memoria centrale, di funzionare 
contemporaneamente utilizzando ciascuno i tempi morti durante l'esecuzione 
degli altri programmi.
  
 
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