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L' Evoluzione degli anni '70

Negli istituti scientifici, nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni, gli elaboratori sono visti ormai come strumenti di lavoro di uso comune.

Grazie a nuove tecnologie nascono circuiti sempre più microscopici e veloci, e vengono perfezionate le unità periferiche attraverso le quali avviene il dialogo con la macchina.

Vengono utilizzati lettori da 1000 schede al minuto, stampanti da 2500 righe al minuto e vengono aumentate le capacità dei dischi magnetici consentendo di immagazzinare parecchi miliardi di caratteri ed aumentando la velocità di elaborazione in maniera notevole.

Un elaboratore a valvole della 1ª generazione poteva eseguire circa 2200 moltiplicazioni al secondo; con i transistor, una macchina della seconda generazione raggiungeva le 38000 moltiplicazioni al secondo, nel 1970 un elaboratore a circuiti integrati era in grado di eseguire due milioni di moltiplicazioni in un secondo.

La tecnologia dei circuiti integrati viene estesa anche alle unità di controllo ed alla memoria principale.

Le informazioni non sono più memorizzate sugli anelli di ferrite ma nei circuiti elettronici sotto forma di presenza o assenza di corrente elettrica.

In questo modo si riduce lo spazio necessario alla memoria centrale, si aumenta la velocità di lettura e scrittura della memoria e si aumenta l'affidabilità globale della macchina.

Viene anche superato il limite legato alla esecuzione di programmi di ampiezza superiore a quella globale della memoria principale. Viene creata una tecnica nota come "memoria virtuale" grazie alla quale possono essere eseguiti programmi di dimensioni anche notevoli.

I vari programmi da eseguire sono memorizzati sui dischi e sono suddivisi in "pagine", in questo modo viene trasferita nella memoria principale solo la "pagina" necessaria all'esecuzione del programma in quel momento.


Con questa tecnica la macchina lavora come se disponesse di una memoria principale molto più ampia di quella reale.

La prima macchina a lavorare con questa tecnologia fu il Sistema 370 della IBM dotato diuna memoria centrale da oltre tre milioni di caratteri.

Anche i terminali subiscono una grande evoluzione. Dai terminali più semplici, capaci solo di trasmettere e ricevere dati, si passa gradualmente a quelli cosiddetti "intelligenti" che sono anche in grado di funzionare autonomamente svolgendo operazioni aritmetiche e logiche.

Con questi terminali si può controllare l'immissione dei dati, eseguire le elaborazioni più semplici, registrare e stampare i risultati, trasmettendoli immediatamente o in tempi successivi all'elaboratore centrale senza alcun intervento dell'operatore.

Le informazioni introdotte mediante la tastiera vengono registrate su un piccolo disco magnetico, delle dimensioni di un 45 giri, che sostituisce le schede perforate: un solo disco è capace registrare i dati di 3000 schede.




 













 
I lettori di schede
I terminali "intelligenti"
Il floppy disk
Il sistema IBM 370